Nicolò Pacassi e Gorizia

Nicolò nacque a Wiener Neustadt il 5 marzo 1716 e come sottolinea Ranieri Mario Cossàr in “Storia dell’arte e dell’artigianato a Gorizia”, edita a Pordenone nel 1948: “nessun misero mortale, nato in riva al ceruleo Isonzo, è stato ritenuto dai cittadini più goriziano di lui, sebbene avesse visto la luce a Wiener Neustadt”.

Il suo vero nome era Nikolaus Franz Leonhard von Pacassi, il padre Giovanni si trasferì a Gorizia dopo il matrimonio con una donna del luogo.

La famiglia da generazioni si dedicava al mestiere di scalpellino e i Pacassi erano molto ricercati in città proprio per la lunga esperienza, in particolare nel campo della costruzione degli altari, tanto che Giovanni realizzò nel 1708 l’altare della Cripta dei Cappuccini a Vienna (luogo di sepoltura della famiglia imperiale d’Austria) e il nonno di Nicolò, Leonardo, aveva realizzato tra il 1690 e il 1694 l’altare maggiore della Chiesa del Santissimo Salvatore in Gradisca.

Il padre di Nicolò, negli anni di permanenza nella capitale dell’Impero, ebbe modo di entrare in contatto con i grandi protagonisti dell’arte e dell’architettura mitteleuropea e anche per questo motivo fece intraprendere la carriera di architetto a suo figlio.

Nicolò nel 1740, non ancora ventiquattrenne, progettò e realizzò il Palazzo Attems – Santa Croce e sarà proprio Sigismondo d’Attems, amico e vicino di casa [abitavano entrambi di piazza Corno], a metterlo in contatto con il mondo della corte imperiale viennese, infatti già nel 1743 sovrintenderà ai lavori del Castello di Hetzendorf per conto dell’Imperatrice Maria Teresa.


La carriera di Pacassi fu rapida e di successo: nel 1745 divenne Baumeister al servizio della corte, nel 1748 Hofarchitekt (Architetto di corte), nel 1753 ottenne il titolo di primo architetto delle costruzioni imperiali e nel 1760 K. K. Oberhofarchitekt (Sovrintendente alle costruzioni imperiali), tra il 1761 e il 1763 divenne professore all’Accademia di San Luca a Roma, nel 1764 ottenne l’investitura a cavaliere del Sacro Romano Impero e nel 1769 l’imperatrice lo nobilitò con il titolo baronale, ancora controverse le motivazioni delle sue improvvise dimissioni da sovrintendente, avvenute nel 1772.

I lavori goriziani che ancora oggi restano visibili sono, oltre al già citato palazzo comunale, la fontana del Nettuno in piazza della Vittoria e quella dell’Ercole, nel cortile di Palazzo Attems Petzenstein, ultima opera dell’architetto del 1775. Nicolò Pacassi, nella sua visione moderna e innovativa dell’architettura, elaborò facciate chiuse entro schemi limpidi, rispettando e sviluppando proporzioni e temi ancora palladiani, con evidenti ascendenze francesi, e come scrive Sergio Tavano: “egli imprime un indirizzo d’avanguardia non solo nella sua città ma anche e soprattutto a Vienna e dovunque lo chiamavano le sue mansioni di architetto di corte.
Anche se alcuni studiosi hanno recentemente confutato in modo netto la veridicità delle attribuzioni delle opere goriziane del Pacassi, non si può ignorare il lavoro svolto negli ultimi cinquant’anni dagli storici dell’arte Ranieri Maria Cossàr, Antonio Morassi, Sergio Tavano, Diego Kuzmin e Giuseppina Perusini, pertanto si ritengono fondate le argomentazioni finora prodotte che indicano quali opere goriziane: Il Palazzo Attems – Santa Croce venne ultimato da Nicolò Pacassi nel 1740, all’epoca l’architetto aveva appena ventiquattro anni. Questo risulta essere il primo grande progetto attribuito all’architetto Goriziano, che ideerà e realizzerà altri due notevoli palazzi per la nobile famiglia degli Attems: il Palazzo di Piazza Corno nel 1745 e quello di Podgora del 1748, andato distrutto durante il primo conflitto mondiale, l’8 agosto del 1915.
Dell’originario Palazzo Attems – Santa Croce permangono oggi solamente i tre balconcini sul fronte stradale, la loggia jonica rivolta al giardino e la doppia scalinata d’ispirazione veneta, con gli altri gradini che conducono al primo piano. L’edificio venne completamente modificato da Johann Christoph Ritter de Zahony, subito dopo l’acquisto del 1823. Le modifiche sono state effettuate da un architetto che rimase misteriosamente anonimo. Il Palazzo Attems-Petzenstein famoso per la sua imponente facciata, si erge solenne in quella che fu Piazza Corno [oggi de Amicis] dominato da sette statue allegoriche e con lo stemma comitale segnato AN. MDCCXLV, iniziato secondo alcuni storici nel 1714, secondo altri nel 1732, e ultimato nel 1747. La costruzione di sapore palladiano, ma in stile di transizione fra il barocco e il rococò con il suo grande salone adorno di stucchi venne impreziosito da numerose tele dei maggiori autori del secolo XVIII, non ultimo Antonio Paroli.
Il Palazzo Attems di Piedimonte del Calvario [distrutto nel primo conflitto mondiale] venne ultimato nel 1748. Lo storico dell’arte Antonio Morassi così descrive le scelte di Pacassi “lo vedo specialmente intuitivo nel trar vantaggio partito dal paesaggio per ambientare bene le sue fabbriche: qualità che forse gli veniva da uno studio profondo su l’architettura rustica e sull’arte dei giardini”.

La villa è fabbricata “in una prospettiva così bene intesa, che la valorizza e ingrandisce a dismisura. Il terreno leggermente ascendente e i terrapieni la fa apparire più lontana, ingannando l’occhio, e le proporzioni tra gli edifici principali, e le fabbriche annesse son tanto ben vagliate che dall’intimo nesso architettonico ne risulta un insieme perfettamente armonioso, ma aumentato in potenza prospettiva”.

La Fontana del Nettuno, nell’attuale piazza della Vittoria. La Fontana dell’Ercole, segno tangibile dell’affetto di Nicolò Pacassi per la città di Gorizia. Ercole con la clava in mano è nell’atto di atterrare l’Idra di Lerna; la fontana era collocata in mezzo all’allora piazza Corno e un’iscrizione ne ricordava l’atto generoso dell’architetto.

L’opera monumentale venne realizzata da Marco Chiereghini nel 1775 e con la sua linea di composizione armonizzava con il Palazzo Attems-Petzenstein. Venne rimossa nel 1934 per essere collocata nel giardino del palazzo stesso dove ancora oggi è possibile ammirarla.