Riccardo o Rizzardo Strassoldo nacque da una famiglia che non conosceva altro che la professione della guerra. Allo scoppio delle “Guerre Gradiscane” o “Guerra del Friuli” Riccardo Strassoldo (1571 – 1651) era a capo della roccaforte gradiscana con la qualifica di luogotenente e collocato immediatamente prima del comandante supremo delle forze armate asburgiche Adam von Trautmandorf.
Riccardo Strassoldo era rimasto dalla parte austriaca, fedele a Ferdinando, e non aveva risposto alla chiamata veneziana alle armi. Ferdinando riconobbe questa fedeltà e premiò Strassoldo con la nomina di luogotenente di Gradisca. Naturalmente Riccardo in quel momento era il massimo esponente del patriziato friulano, insieme a Giovanni Sforza Porcia, al servizio della famiglia Asburgo nella Contea di Gorizia.
La famiglia Strassoldo era divisa nei diversi rami a favore dell’uno o dell’altro campo ciò non turbò i rapporti tra i singoli membri e così Riccardo non sdegnava di incontrare i suoi parenti più prossimi fedeli alla Serenissima per scambi di convenevoli e cortesie, sia in tempo di pace sia in tempo di guerra.
Riccardo fu anche letterato e scrisse la storia del suo casato selezionando una serie di documenti che sarebbe andata a corredare le storie già scritte dai suoi 43 antenati. La parte più interessante di questo scritto è la sua autobiografia e il racconto di quando la Serenissima tentò di corromperlo per far cadere Gradisca con un’offerta di 25 mila zecchini contati e la carica pubblica più alta per un cavaliere in tempo di guerra. Lui inviò questa missiva a Baldassare Maradas, comandante di cinque compagnie corazzate, in modo che questi avrebbe comunicato agli Asburgo il tentativo di corruzione veneziano.
Riccardo non volle rispondere alla missiva ma fece sapere che non conveniva trattar con nemici in altra guisa che con il cannone, moschetto et spada. Soggiunse poi che se anche lo avessero voluto effettivamente signore di Venetia non [avrebbe] giamai commesso atione pregiudiciale al honor [suo] et che simil minaccie si [facevano] a homini vili et fanciulli, non già a cuori generosi che [avevano] solo per oggetto la gloria.
Se le guerre gradiscane non furono vinte da Venezia il merito maggiore fu di Riccardo e anche per questa ragione ebbe svariati riconoscimenti dagli Asburgo negli anni successivi alla guerra: Consigliere di guerra, Colonnello della Contea di Gorizia, Supremo Cacciatore del Contado Goriziano, nel 1641 Conte ereditario del Sacro Romano Impero con facoltà di modifica dello stemma nobiliare oltre alla conferma del titolo baronale, gli vennero affidati i castelli di Trieste e Fiume.
Riccardo avrebbe voluto divenire Maresciallo degli Stati Provinciali ma ciò gli fu negato in quanto un rescritto imperiale intimava agli Stati Provinciali stessi di nominare maresciallo il conte Giovanni Filippo della Torre.
Gli Stati provinciali protestarono vivacemente: non volevano che un Torriano prendesse un incarico così prestigioso e preferivano un Lantieri. La carica rimase vacante per lungo tempo e nel 1639 fu data provvisoriamente a Riccardo Strassoldo che però dovette rinunciarvi quasi subito in quanto il della Torre presentò ricorso adducendo gravissime accuse contro il nuovo maresciallo, accuse di connivenza con la Serenissima ai tempi delle guerra gradiscane che vennero ribattute da Riccardo presentando documenti che indicavano la sua assoluta fedeltà agli Asburgo.
Il 20 dicembre 1646 la vertenza ebbe termine ma divenne Maresciallo della Contea Giovanni Ambrogio della Torre e lo Strassoldo fu messo da parte. L’anno successivo però i principi di Eggenberg gli conferirono il maresciallato della neo-costituita Contea Principesca di Gradisca.
A Palazzo Strassoldo sono stati ospiti dal 1836 gli ultimi discendenti di Carlo X re di Francia: il duca e la duchessa d’Angoulame (Luigi XIX e Maria Teresa principi di Francia), Enrico duca de Bordeaux e la sorella Luisa Maria, figli dell’assassinato duca de Berry. La famiglia reale alloggerà al palazzo Strassoldo e al suo interno si formerà una vera e propria Corte con sontuosi ricevimenti e udienze due volte alla settimana e come lingua ufficiale il francese. In questo palazzo Maria Teresa vivrà ben nove anni dedicandosi all’educazione dei nipoti ed in particolare al pretendente al trono il re de facto Enrico d’Artois, prima di partire definitivamente per l’Austria centrale.


