Conti di Gorizia e Contea

Castello

Nel 1001 un documento per la prima volta cita il nome di Gorizia e la indica come un monticello, piccolo monte [in sloveno gorìca] collegato a una villa rurale: il castello vero e proprio si trovava ancora a Salcano, nell’attuale Slovenia. Su quel colle sorse ben presto un castello che soppiantò quello di Salcano. La Contea era in mano alla famiglia degli Eppenstein che la tenne fino al 1090 quando venne elevata al ducato carinziano. Il vero capostipite dei conti di Gorizia fu Mainardo o Meginardo, già citato in un documento del 1117. Le origini e le ramificazioni di questa famiglia sono oscure, pare si trattasse dei conti palatini della Baviera che si imparentarono con una illustre famiglia della Pusteria e da questa ottennero possessi feudali o patrimoniali in Pusteria, Lunz e Lienz. Nel 1125 il conte Mainardo appariva già come avvocato della Chiesa di Aquileia: come colui che doveva sostituirsi al patriarca in quelle funzioni secolari, giudiziarie e militari che erano incompatibili con la veste ecclesiastica. Questo titolo sarà costantemente appannaggio della famiglia. I conti nel 1210 ricevettero direttamente dall’imperatore il privilegio del mercato settimanale goriziano, senza neppure l’intervento del patriarca a cui avrebbe spettato la concessione. Nel 1307 ottennero il sigillo con raffigurati il mastio e le atre torri del castello.

Nei secoli i rapporti con i patriarchi si logorarono e divennero dei veri conflitti aspri e frequenti. Già nei primi anni del Duecento i conti accrebbero e precisarono i loro diritti signorili: battevano moneta con l’arma della famiglia [il leone rampante e la rosa a sei petali], assalirono e sconfissero più volte le forze armate patriarcali e seppero ottenere notevoli territori con castelli e terre, come quello di Cormòns. La famiglia nei secoli ebbe membri di notevole carisma come Enghelberto III che fu nominato dal parlamento friulano condottiero delle truppe patriarcali; Mainardo III capitano generale dell’Impero in Stiria; Mainardo IV conte di Gorizia e del Tirolo, duca di Carinzia e avvocato della chiesa di Aquileia, di Trento e Bressanone; Alberto II che inasprì i conflitti con i patriarchi facendo prigioniero lo stesso patriarca e conducendolo in catene a Gorizia; Enrico II, assassinato nel 1323, che divenne signore di Treviso e di Padova, podestà di Trieste e vicario generale della marca trevigiana.