Dal primo libro delle cronache, dell’8 aprile 1672 si legge: “una volta giunte al nuovo monastero furono accolte dalle due sorelle Bonse con somma allegrezza […] la superiora domandò di vedere il monastero […] fu menata nell’altre due camere, cucina, sottoportico, e finalmente sul granaio, essa attendeva a dimandare dove fosse il monastero; li fu finalmente detto, non esser altra fabbrica, che un pezzetto dove erano le Celle fatte fabbricare dal padre Gullini, le quali non erano ancora coperte; ma che si fabbricherebbe.
Restò la superiora, e le Religiose stupite, ed affannate a questo incontro, massime a vedersi anche costrette d’andar a dormire sul granaio, non essendovi altro comodo di stanze; così dunque portarono i loro letti condotti da Vienna sul detto granaro, e passarono quella notte con riposo molto affannato.
La sor Marta Conversa che aveva inteso sino a Vienna esservi una fontana nel cortile del Monastero, cosa che essa pregiava sopramodo, e cercava la fontana; non avendola veduta la sera, pensò trovarla la mattina, onde venuto il giorno s’alzo della medesima, ma non vide altra acqua che quella fangosa d’una fossa, che per non aver piovuto in quei giorni, era quasi asciutta”.
Le stanze, ricavate nel granaio, erano talmente piccole che non entrava un letto in lunghezza, due di queste erano per la superiora e la prefetta e le altre quattro monache dormivano nel resto del granaio. La cappella per la messa giornaliera era ricavata nella camera di Anna Bonsi (ad un certo punto sparisce dalla storia del monastero, senza motivazione alcuna, probabilmente abbandonò la vita monacale per contrasto con le nuove direttive delle superiora).
Madre Lambertina, dopo la prima fase di smarrimento, aprì comunque un educandato conforme alla regola di Sant’Angela Merici. Furono accolte sette bambine e ospitate nel granaio. Fu aperta anche la cosiddetta “Scuola di fuori” cioè alcune classi esterne nelle due stanze delle sorelle Bonsi al primo piano e nel sottoportico. In breve tempo la scuola toccò le 100 allieve, ma il problema della lingua era notevole in quanto delle sei suore solo suor Margherita Eleonora di Trento parlava l’italiano per insegnare il catechismo, a leggere e a scrivere.


