La Chiesa del Santo Spirito venne edificata, con il consenso di papa Bonifacio IX, dai fratelli Giovanni e Michele Rabatta, nobile famiglia di origine fiorentina.
La prima pietra venne posizionata il 23 marzo 1398 e la chiesa venne benedetta il 22 gennaio 1414. La Cappella si rese necessaria perché la chiesa più vicina si trovava a Salcano, quindi molto distante dalla città superiore.
Era un luogo di vita pastorale, ma soprattutto un tempio dove si svolgevano i momenti più solenni della vita cittadina: si accoglievano gli imperatori o il Capitano Provinciale riceva solennemente il mandato. Il tempio misura in lunghezza metri 9 e in larghezza metri 6.5, sull’intradosso del protiro si nota la sigla del cantiere, la firma del cosiddetto “spizapietra”.
La facciata presenta una mensola con da una parte Michele Rabatta che tiene in mano un carteggio, probabilmente la bolla di papa Bonifacio, e dall’altra la sua sposa Mariabella di Castelpagano (nel Settecento vennero scambiati per l’arcangelo Gabriele e la Vergine Maria, infatti a Michele Rabatta vennero aggiunte due ali di bronzo, poi levate).
All’esterno e nelle absidi interne si notano gli stemmi dei due casati che si ripetono continuamente, nelle stesse absidi si trovano stelle e rombi di gusto tirolese.
La chiesa, a navata unica, è mirabile esempio di antico gotico goriziano. All’interno sovrasta l’altare maggiore una Assunzione del Cinquecento, attribuita o a Domenico Tintoretto o a Palma il Giovane; ai due lati dell’altare maggiore si notano una Mariahilf e un San Luigi Gonzaga in cornici d’argento, sulla parete di sinistra trova posto la grande tela delle anime del Purgatorio datata 1689 e prospicente alla parete di destra un Cristo flagellato in legno di gusto barocco.
Per lungo tempo si ritenne che sul protiro della chiesetta fosse posizionata una Annunciazione (osservando la facciata a sinistra l’Arcangelo Gabriele a destra la Vergine Maria in preghiera). In verità si trattava delle statue di Michele Rabatta e di sua moglie Mariabella di Castel Pagano ma nel Settecento una errata interpretazione fece ritenere che all’arcangelo Gabriele (Michele Rabatta) fossero state rubate le ali e gli Stati Provinciali decisero di fondere in bronzo due nuove ali da porre sulle spalle del Rabatta. Questo errore artistico e storico venne risolto soltanto nel Novecento e dopo i restauri degli anni Ottanta quando finalmente le due nobili figure ripresero le loro sembianze originarie.


